A CAVAL DONATO NON SI GUARDA IN BOCCA! QUELLI CHE…GESU’

Carissimi fedeli,

nelle occasioni belle, liete e decisive della nostra esistenza siamo soliti donare alle persone care un regalo per esprimere tutto il nostro affetto; il nostro dono comunica la nostra presenza ed è un prolungamento dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti calorosi e vivi.

Allo stesso modo secondo me, carissimi e carissime, la Solennità odierna dell’Ascensione ci mette davanti agli occhi del cuore  un momento fondamentale della relazione intensissima di Gesù con i suoi discepoli; Egli sta per lasciarli definitivamente sulla terra e sta per andare via nel suo corpo da questo mondo: ebbene, udite, udite, in quel momento, “da centomila sentimenti e pensieri”, quale è il regalo che Gesù rivolge al mondo intero e alla storia dell’umanità? La sua Chiesa e cioè i suoi discepoli, i suoi amati e benedetti amici, ossia quelli che hanno condiviso con Lui sia le ore gioiose che quelle difficili, quelli ai quali Egli non ha negato nulla di quanto il Padre ha fatto conoscere a Lui, quelli che ha cercato con tutte le sue forze di strapparli al “mare” del peccato e di una mentalità vecchia e troppa umana per formarne una nuova e divina, quelli che hanno mangiato con Lui, condividendo del Suo ministero successi e fiaschi, quelli che per Lui hanno lasciato barche, reti e sicurezze umane, aprendosi per Lui alle più grandi e “sicure” incertezze; questi e non altri, carissimi e carissime, sono il regalo più bello che Gesù ci lascia; “ma noi sai, Gesù, ne vorremmo altri, li vorremmo celesti, forse angelici e già santi,… non è possibile”?

Niente e ci sentiamo anche rispondere: “sappiate che solo attraverso di essi Io continuerò ad essere vivo e gli uomini di buona volontà in tal modo potranno conoscere i miei progetti e la mia volontà per attuarli nella loro vita e per camminare sulla terra verso la Salvezza eterna, Terra Promessa di pace e di gioia!”. Questo è il suo regalo, indiscutibile ed inappellabile! Ma ancora più audacemente ed impunemente diciamo a Gesù, quasi al limite di una contestazione spirituale: “Ma, scusa, Gesù, quando ci hai voluto fare questo dono, possibile che non Ti sei accorto che questi Tuoi uomini di Palestina fossero ancora pieni di paure e di limiti e la loro umanità, semplice, debole e rozza, era tutta invischiata nel fango di questa terra: potevi farci un regalo migliore?” “Perdonami, o Dio, esclama Giobbe, perché ho parlato una volta: ora fa che io ti ascolti”. Egli a questa opera ancora incompleta sta per dare il tocco di verniciatura finale, che comunque non è esterna e superficiale: è la presenza dello Spirito nei loro cuori, che permetterà a loro di ricevere la forza per compiere, in quella umanità fragile, le stesse opere di Gesù, anzi di essere proprio altri Gesù che come un tempo, ancora oggi, salva chi Lo accoglie e crede in Lui con cuore semplice, retto ed aperto: ecco perché oggi nel versetto dell’Alleluia la liturgia osa mettere il nome di questo regalo di Gesù, e cioè la carta identificativa intorno: “IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI!”.

Con lo Spirito che riceveranno quei discepoli e non altri più bravi, saranno Gesù che non muore più, che ci accompagnerà sempre in tutte le epoche e culture o che attraverserà nei secoli mode ed eventi, gioiosi e tragici; saranno Gesù che starà a fianco ad ogni uomo che Lo vorrà, santo o peccatore che sia, che segnerà con la Sua Grazia le fasi più importanti di vita di chi Lo accoglie, che aiuterà chi Lo riconosce sinceramente e lietamente a formare la propria mentalità alla logica del Vangelo ed opererà perciò grandi “svolte” di vita, inaspettate ed impensabili, come saranno quelle di Francesco d’Assisi e di Charles de Focauld: e dopo tutto allora a noi cosa resta, Gesù? Solo di chiedere una fede non contorta e capricciosa, perché non chiede per il cammino evangelico uomini e donne che non stanno neanche sulla luna e che animano soltanto i nostri sogni e desideri utopici; inoltre mettiamoci con tutto il cuore a soffiare con la preghiera potentemente, come si fa quando si spengono le candeline sulla torta, su questi uomini, perché non prevalga in loro la loro umanità, che comunque resta, ma l’azione irruente del Soffio di Dio, che ti permette, se solo hai un briciolo di fede vera e corretta, di fare ciò che umanamente non è neanche pensabile e cioè di essere proprio, nel mondo, la presenza del Maestro. Scriverei: non perdiamoci in tante chiacchiere da salotto, preghiamo tantissimo per la Chiesa di Gesù e poi amiamola e serviamola. È la sua amatissima Sposa!

don Luigi, servitore vostro

1 giugno 2019, gregorio-de-stefano