INCONTRI DI VOLTI

Carissimi,

quale è il valore del nostro volto? Quale importanza riveste nella relazione fraterna la capacità di guardarci nel volto e negli occhi? Quale grammatica e quali pagine di storia personale sono scritte sui nostri volti? Se “perdiamo” il volto degli altri, forse “perdiamo” l’altro e l’Altro? Oggi che, parlando, spesso si guarda al vetro freddo di uno schermo, quanto “gelo” comunichiamo, se non si incrociano più i nostri volti? Quale Bellezza e cosa o di Chi i nostri volti raccontano? Quale nostalgia suscita il ricordo del volto delle persone care?

Carissimi e carissime, ho sentito di iniziare il commento della Parola di questa seconda Domenica di Quaresima con questa serie di domande, perché essa mi sembra tutta attraversata dall’immagine del Volto Luminoso di Gesù, da cercare con intensità d’animo, il Volto trasfigurato, cambiato d’aspetto dice il Vangelo, il Volto rivelato a chi Lo cerca con cuore sincero, ci dice la preghiera della nuova colletta di questa Domenica; sì, Dio nostro Padre, con amore e gioia rivela in Gesù il suo Volto, fa conoscere Se Stesso a noi suoi figli, con una sapienza che nello stesso tempo sa coprire e scoprire o distillare con prudenza la sua Verità Divina, in modo tale che noi custodiamo sempre la nostra libera volontà di ricerca, senza sentirci invasi o schiacciati, perché irrompe prepotentemente o rapisce con violenza i nostri piccoli cuori. La fede vera nasce proprio da questo misterioso e libero incontro della creatura, abitata dal desiderio del Volto d’amore e del Creatore, che con amorevole paternità la precede, cercando la pecorella smarrita per attrarla dolcemente al suo Cuore.

Siamo coscienti, carissimi e carissime, che dietro il desiderio profondo della certa Verità, del Perdono che abbraccia, riconcilia e rinnova, dell’ Amore che in ogni alba sa farsi nuovo o del Silenzio che dona pace ai nostri cuori inquieti, si nasconde la brama spirituale di incontrare il Volto, il Luminoso Volto, che oggi Gesù rivela ai suoi discepoli, estasiandoli e donando loro gocce di Rugiada Celeste? Essi riescono a dire solo: “Quale Bellezza!” Ma, carissimi e carissime, cosa c’entra questa Bellezza, contemplata con i cinque sensi dai discepoli e struggentemente desiderata dai cuori, con i racconti della Passione di Gesù, e quindi con gli schiaffi, gli sputi, le umiliazioni più aberranti e poi con la fuga, il travaglio interiore, la solitudine, il senso del fallimento e la fatica di credere dei discepoli?

Ci domandiamo per le nostre povere esistenze: quale rapporto tra la sosta rappacificante della preghiera silenziosa e le fatiche e i travagli della vita? Quale relazione tra il mio riposo e il mio lavoro o per le auto, tra lo stop per il rifornimento e il viaggio veloce e affannato? Quale possibile combinazione tra il mio ristoro e i miei impegni? Soprattutto, oggi oserei scrivere: esiste una relazione nei miei giorni tra la poesia e la prosa di una quotidianità a volte ripetitiva o tra quei monasteri di clausura, che sui monti delle nostre città dominano il panorama e il nostro correre e affannarci sulle strade, nelle officine, nei laboratori, negli ospedali o nelle case? Potrebbe, non affatto per assurdo, darmi luce la poesia innamorata, che mi ha portato a scelte coraggiose di vita, nella prosa e nella pesantezza dei miei giorni? Non è che forse oggi la prosa la fa troppo da padrona e vuole comandare? Nella aridità e nella fatica della  mia testimonianza cristiana potrebbe donarmi luce l’incontro con il Volto? Tra le righe ripetitive della mia vita, seguendo il Trasfigurato, posso trovare la Novità della Bellezza, che sempre mi sorprende e mi lascia a bocca aperta? Di cosa c’è più bisogno per noi: che questo mondo intorno a noi cambi sempre scena oppure che nelle stesse scene del palco sappiamo leggere in profondità il Nuovo e l’Inedito, che sempre il Grande Regista prepara per me? Vi capita mai di percorrere una strada o guardare un panorama e scorgere particolari mai visti prima? Perciò può anche capitarci che scorgiamo negli occhi e nei volti delle persone amate lo scritto di un vissuto che non avevo finora saputo scorgere? Capita se il nostro cuore cerca il Volto del Signore, e poi non solo Egli ci dona avventure di Bellezza Nuova, ma addirittura, senza che ce ne accorgiamo, ci trasfigura e ci rende un poco di più simili a Lui e capaci di Luce trasfigurata, che non si racconta mai con le parole: il tuo Volto, Signore io cerco, non nascondermi il Tuo Volto: lascia che io cercandoTi Ti assomigli e chi mi cerca Ti veda! Se io Ti vedo.

don Luigi, servitore vostro

16 marzo 2019, gregorio-de-stefano