LA GRAMMATICA DELLA CHIESA!

Carissimi fedeli,

chi di noi non ricorda con gioia e una certa trepidazione le lezioni di grammatica, soprattutto delle scuole elementari? Che belle quelle prime nozioni che pian piano ci hanno aiutato ad esprimerci in un italiano corretto, superando la nostra abitudine di parlare solo il dialetto! Tra le prime certamente c’è stata quella relativa ai pronomi personali, che, abbinati ai verbi, ci hanno permesso di costruire frasi complete: io, tu, egli, ella, e così proseguendo; ricordi indelebili, a cui molto spesso sono legati episodi che, quando riaffiorano alla mente, ancora oggi ci fanno sorridere! Mi direste voi: “don Luigi, questa introduzione cosa ha a che fare con il commento della Parola della ventunesima domenica del tempo ordinario?”

Carissimi e carissime, quando ho ascoltato queste pagine della Sacra Scrittura, ha inciso nel mio animo un profondo varco proprio la questione grammaticale e precisamente quella dei pronomi personali, per cui scrivo che se noi sappiamo usarli bene anche nella Chiesa abbiamo già sciolto tantissimi “nodi” che ci si presentano. Tante volte, scrivo io, nella Chiesa oggi è questione di pronomi personali male usati! Mi spiego: sin dalla prima lettura abbiamo ascoltato che presso il popolo di Dio valeva un solo fortissimo “Io” che non è quello dell’uomo, ma di Dio, che, unico, può permettersi di affermare: “Io toglierò la carica a Sebna, maggiordomo corrotto, ed esalterò al mio servo Eliakim, Io lo rivestirò con la tunica e metterò il potere nelle sue mani”!

Allo stesso modo Gesù, Io di Dio nella carne, nel Vangelo afferma con senso di grande autorità: “Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto neri cieli”. Carissimi e carissime, la Chiesa, nuovo popolo santo di Dio, non ha tanti “io” presenti che agiscono veramente e nel profondo; c’è un solo “Io” vero, “vivo e vegeto”, che non va mai in pensione e non si riposa, non fa scioperi e non si stanca, è attento a quello che succede, per cui interviene con decisione allorché i piani non si svolgono secondo la Sua Volontà, o quando gli uomini che Lui ha scelto lo deludono; Egli certamente non abbandona la sua Opera, la Sua creatura che è proprio la Chiesa, ma sa bene che da un momento all’altro potrebbero arrivare cattive sorprese per l’avidità, i progetti e le trame umani, per cui fa sentire il “fiato sul collo” a quelli che responsabilmente pone come Suoi rappresentanti: e sembra avvisarli da buon Padre, “ non pensate che le vostre trame avranno la meglio e vinceranno; non pensate che esse riusciranno nel loro intento, Io agisco; ricordate bene: Io controllo, Io verifico, Io scelgo altri al vostro posto, Io costituisco i miei amici e fratelli”: ma perché, don Luigi, mi direste voi, sei preoccupato che nella Chiesa ci sono altri io? Altri, oltre Gesù, possono dire: “io”? E dirlo anche con forza e influenza? Con tutto il cuore vorrei scrivervi che ho esagerato, ma purtroppo davanti alla realtà devo arrendermi e scrivere che ancora l’”io” dell’uomo fa fatica a fare spazio a quello di Dio.

Allora il Vangelo, don Luigi, va a “farsi friggere” ? E’ un’ illusione? No, questo no, carissimi e carissime, il Vangelo realizza il suo piano, la bella notizia è questa: “Io scelgo, Io costituisco, Io sono in voi”. Che vi sembra che quello di Dio sia un Io morto o spento o silenzioso o disattento? No, non lo è semplicemente perché la Chiesa è la Sua creatura ed Egli è sempre trepidante per essa, si preoccupa,veglia, vigila, sorveglia e fa da sentinella: donaci o Signore, l’umiltà di fare spazio nei cuori e nelle scelte all’unico “Io”che è quello di Dio per far sì che chi è chiamato a scegliere lo faccia con il purissimo discernimento spirituale della preghiera e dell’ascolto di Dio e chi obbedisce non trami, non manovri, non aspiri, ma accolga nella fede la Volontà di Dio, che quasi mai corrisponde alla nostra e si apra e si converta! E poi, o Signore, aiutaci in questo mare di confusione sulla fede di oggi, per primo ad accogliere la Chiesa solo come Tuo Dono e Tua amata Creatura e poi di accogliere il dono dell’autorità che Tu hai costituito che è solo dono, dono di fede, dono per crescere e far crescere la comunità, dono al servizio, dono da accogliere con la sola fede, dono per cui pregare, dono da esercitare con grandissima umiltà e tremore d’animo; donaci per questo, o Signore, di accogliere il dono dell’autorità come segno “carnale e certo” per ascoltare e obbedire al Dio invisibile e a chi è chiamato ad esercitare l’autorità di non soffrire di capogiri per l’altissimo compito di rendere il proprio piccolo io a livello di quello di Dio, anzi a tutti nella Chiesa regala, o Signore, la gioia che viene dal sapere che solo l’Io di Gesù dice e rende felice le pietruzze dei nostri tanti e poveri tu.

Don Luigi, servo che desidera fare spazio all’Io di Gesù

22 agosto 2020, gregorio-de-stefano