L’ARANCIA ROSSA E BIANCA DELLA MAMMA!

Carissimi fedeli,

uno dei ricordi più dolci della mia infanzia è quello di quando mamma mi sbucciava l’arancia: lo faceva in modo tale da creare magicamente un paio di occhiali, che poi lei teneramente mi poneva sugli occhi ed io divertito e gioioso, mi beavo nell’indossare quel paio di occhiali, tutti speciali ed il mondo mi sembrava, chissà perché, diverso…Voi, carissimi e carissime, mi direste a questo punto: don Luigi e quale è il rapporto di questo ricordo con la bellissima domenica dell’ottava di Pasqua, la cui Parola vogliamo conoscere? Questa Domenica, per volere di Gesù, è definita della Divina Misericordia.

Il motivo è semplice e lo spiego subito: ho soltanto immaginato che quell’arancia con cui io guardavo stupito il mondo esterno, in realtà può richiamare le piaghe trasfigurate di Gesù, quelle che Tommaso l’apostolo vorrebbe toccare, per porre in esse tutti i suoi desideri di credere e le sue frustrazioni e, quelle attraverso cui, credo fermamente, Dio Padre continua a guardare questo mondo e me e te ed ognuno di noi, donandoci, per Grazia, di sperare ancora Misericordia e Benevolenza. Come faremmo se non ci fossero? Bisognerebbe inventarle, diremmo con la pubblicità! E come sarebbe lo sguardo di Dio verso di noi senza quel paio di occhiali, “magici” allo stesso modo di quelli delle mamme? Infatti, senza nessun merito ci vengono accordate Grazie, Bontà e Amicizia.

Io scrivo, ancora per via di immaginazione: o Dio Padre non smettere mai quegli occhiali, che Ti permettono, menomale, di vedere me, prodigo e ladrone, che ho gettato al vento tutte le possibilità e i Tuoi talenti, come un figlio da accogliere e per cui far festa già oggi qui e poi in Paradiso! Se Tu, o Dio Padre, volessi toglierli, parafrasando un poco la supplica a Maria del Beato Bartolo Longo, saremmo perduti e disperati. Gesù, confido in Te; o Dio Padre confido negli occhiali color bianco e rosso delle piaghe di Gesù. Una parentesi: dona ancora a me pastore, o Signore, ti prego, tanti Tommaso dal cuore schietto, profondo e pulito!

A questo punto poi mi permetterete un esempio sportivo, proprio ora che anche la macchina mastodontica dello sport è stata messa in ginocchio dal nostro carissimo “amico” cinese; vorrei sapere da voi, quasi in una sorta di sfida: come il mondo considera il dono della pace? A me sembra al massimo come il motore della “signorina”, della Cinquecento: lento, poco scattante, che non schizza via a velocità altissime; il mondo infatti la chiama assenza di guerra, non violenza, non belligeranza, tolleranza. E Dio Padre invece? La Pace? Motore di Formula uno: scattante, agile, leggero, velocissimo, schizzante, rapido, capace di velocità da capogiro; la Pace, Gesù Risorto, Cuore pulsante, Presenza di Amore e Misericordia, Grazia preveniente e soccorrente, con il Suo Spirito dona ogni pensiero e azione di bene nel mondo e ogni talento spendibile al mercato della fraternità; ancora, la Pace: Motore inesauribile, potentissimo, piazzato su un assetto di auto, il Vangelo oggi lo dice chiaramente, per niente all’altezza; ma non fa niente: quel Super Motore supplisce e supplirà a tutte le mancanze ed inefficienze e la macchina andrà, vincerà ogni sfida, anche quelle di questo mondo contemporaneo.

Tante case costruttrici sono lì ad affermare: ma non è il caso di montare quel Super Motore in una carrozzeria da museo; niente! Dio Padre, Testardo, non ascolta e menomale! Sembra dire Dio: “Io devo cavar fuori da questa carrozzeria così sgangherata, da questi uomini che siamo noi Chiesa, faville! Solo così si dà Gloria a Me e al Super Motore che ho impiantato nella carrozzeria-Chiesa e la macchina chiamata Chiesa conseguirà vittorie inaspettate, e taglierà da vincente tanti traguardi, conseguendo molte vittorie, come già la storia registra, se andate a sfogliarne l’album dei ricordi”. Devo scriverlo, a questo punto, perché “son fumino” e non riesco a trattenerlo: tanti cristiani hanno scelto di non venire più nella Chiesa, e di non essere più presenti: “la Chiesa, una carrozzeria da buttare e portare allo scasso, ormai…” Gesù no! Ancora oggi sta lì nel mezzo, al centro, Super Motore di potenza stratosferica: Lui e non noi al centro. Grazie, Gesù, perché tu credi in noi prima del nostro credere in Te e punti ancora su questi poveri uomini che siamo noi, carrozzerie vecchie e giovani, sulla roulette del tempo perenne.

Don Luigi, servo guardato con gli occhiali della Mamma

18 aprile 2020, gregorio-de-stefano