QUALCUNO SCOMMETTE SU DI ME!

Carissimi fedeli,

ritengo che veramente sia una questione di non poco conto, nello sviluppo armonico della nostra personalità, quella legata all’autostima, alla capacità cioè di credere fino in fondo alle nostre capacità personali; infatti, ci domandiamo, perché a volte non crediamo in noi stessi? Tale fiducia in noi stessi certamente ci può facilitare nella possibilità di superare ostacoli che diversamente risulterebbero insormontabili.

Carissimi e carissime, oggi, quinta Domenica del tempo ordinario, voglio cominciare da qui, perché a me sembra proprio che, il Vangelo soprattutto, ci annunci la lieta Notizia: udite, udite! Qualcuno crede in noi e scommette più di qualcosa su di noi, addirittura potremmo dire che, una volta abbandonato questo mondo, punta tutti i suoi Jolly proprio su di me e su di te insieme, sulle mie scelte e sui miei gesti, perché Lui possa essere ancora amato e Glorificato, insieme al Padre suo. Avrete sicuramente capito che parlo di Gesù, nostro Signore, che con la predicazione del Vangelo di oggi sembra proprio sottolineare quel “voi”; e insiste quasi guardandoci negli occhi: voi, proprio voi, così come siete, non altri, non vi girate indietro per favore, sembra dirci Gesù, come a scuola per non essere interrogati, voi pochi o molti, che Mi interessa? Voi senza armi o capacità eccezionali (da supereroi, per intenderci), voi e non altri siete il sale della terra e la luce del mondo; voi avete oggi un grande compito, una immensa missione da svolgere, voi posti come città sul monte. Una missione che non è limitata neanche ad un piccolo spazio o ad un piccolo orticello ritagliato a proprio gusto e misura; voi siete per la terra, voi seminate sulla terra e amatela; voi non potete avere confini e limiti; quello che già fate qui si potrà ripercuotere in positivo o purtroppo i negativo dall’altra parte della terra.

Voi perciò potete essere di grandissimo aiuto a tutti come il sale che ha la funzione di custodire e conservare l’integrità del sapore degli alimenti, in modo tale che pure dopo tanto tempo possano presentare ai palati il loro gusto. Voi, dice ancora Gesù, avete un compito di grande responsabilità, perché se altri avranno conservato la fede o il senso della vita o la gioia e i valori veri sarà grazie a voi e alla vostra testimonianza silenziosa e spesso neanche apprezzata; ma voi per favore andate al di là di quello che si vede e si sente in giro oggi, perché nel sottofondo qualcosa e soprattutto Qualcuno di grande sta passando. E guardate, ci ammonisce Gesù, che se voi anche perdete il sapore, inesorabilmente potreste finire calpestati, insignificanti per la società intera, come l’ acqua, senza colore e sapore.

Allora essere costituiti nella Chiesa sacerdoti, vescovi, catechiste, consacrati/e o altro è una vera responsabilità, che ci pone sulla Croce e sempre davanti ad un bivio: o tanto bene o tanto male; mettiamocelo bene in testa: noi non conosceremo vie di mezzo o la mediocrità; alla fine il Maestro ci giudicherà da dieci per premiarci o da quattro e saremo inevitabilmente scartati e scartine. Isaia nella prima lettura ci dice quale è il prezzo da pagare per conservare il nostro sapore di sale (come la canzone) ed è dato da tutti quei gesti con cui si trasmette la nostra testimonianza, che costruiscono comunità e la edificano e che ci pongono vicino ai poveri, anzi vivendo da poveri, perché confidiamo solo in Lui e non in noi stessi. Sono le opere di misericordia, quelle che noi non dobbiamo dimenticare, perché attraverso di esse noi raggiungiamo il cielo con i fratelli e le sorelle e solo attraverso di essi. Anche Paolo oggi nella seconda lettura fa emergere questa Sapienza particolare, divina appunto, affermando che la sua non è stata mai quella del mondo, quando si è presentato alla comunità di Corinto, ma quella della potenza dello Spirito, che si manifesta attraverso tutti quei segni che al mondo appaiono deboli ed insignificanti.

A questo punto però vorrei tornare su quanto scritto all’inizio e pregare con voi e per voi, perché possiamo non deludere Gesù nelle attese che nutre su di noi, perché la scommessa che ha fatto presso il Padre puntando su di noi possa vincerla e noi impariamo a non contarci quando facciamo esperienze di Chiesa (siamo pochi o molti? Ci scoraggiamo o ci insuperbiamo?), ma nella luce del discernimento dello Spirito possiamo essere ben coscienti del senso profondo del nostro esserci ancora in questo mondo: conta o non conta?

Don Luigi, servo su cui Qualcuno scommette

8 febbraio 2020, gregorio-de-stefano