UN MICROCHIP BENEDETTO DELL’AMORE DI DIO

Carissimi fedeli,

non sono molto esperto dei ritrovati della tecnologia odierna, che stanno cambiando il nostro stile di vita e tanto possono aiutarci oppure danneggiarci; so, però, che tutte le enormi e finora impensate potenzialità tecnologiche, per esempio di un telefonino, si nascondono semplicemente in un piccolissimo e quasi invisibile microchip; oggi, sesta Domenica di Pasqua, ritengo di iniziare così la nostra riflessione comune, perché mi sembra che anche Gesù abbia raccolto e quasi condensato tutta la potenzialità della vita di un discepolo in una piccolissima frase del Vangelo odierno, che perciò fa da premessa al testo tutto: “se mi amate, se uno mi ama!”. Di primo acchito sembra di trovarci davanti ad un passaggio ovvio del suo discorso e perciò a qualcosa di innocuo e di poco incisivo, quasi di insignificante valore, ma invece questo snodo del suo insegnamento ha tutta la potenza di uno di quei “benedetti” microchip della tecnologia, che diventa atto concreto nella capacità sorprendente e meravigliante di un telefonino, non solo di farci comunicare attraverso la voce con una persona dall’altra parte del mondo, ma anche di vederla e soprattutto di aprirci davanti agli occhi il mondo intero e i suoi segreti nascosti e attraverso internet, portarcelo proprio lì, dove noi siamo; così è la premessa del nostro Maestro: se io Lo amo, posso ascoltare e osservare la sua Parola e quindi io, orgoglioso qual sono, posso amare anche i nemici, “fatto a modo mio” posso servire con amore e fedeltà la sua Chiesa, questa sua Chiesa, “bella o brutta Sposa” ed infine, debole e fragile, posso accettare anche le persecuzioni e le sofferenze della testimonianza, solo perché Lo amo; immaginiamo per un attimo di trovarci nella circostanza di un esame ecografico del nostro cuore e come risultato il dottore accerti: amore profondo a Gesù! Questo paziente ha compiuto questi atti, manifestando “un comportamento patologico”, secondo questo mondo, perché ha avuto amore per Gesù. Carissimi e carissime, proclamiamolo con tutta la voce e le forze che il “castello” interiore ed esteriore del cristianesimo non si regge sulla “Roccia” di una legge o di una osservanza rigida e fredda di una norma o di una tradizione antiquata o di un compromesso di comodo di dare e avere: abbiamo solo scoperto un giorno di essere pazzamente amati e abbiamo voluto rispondere all’amore con l’amore; tale amore è sempre Pane fresco per Gesù; nel confessionile non rivolgo tante domande ai penitenti, questa sì può essere una buona domanda: “Gesù, lo ami”? Il Maestro in questo modo ci sta rivelando il suo cuore: Egli non vuole essere freddamente seguito o peggio ancora ossequiato e incensato, ma caldamente amato ed è solo così che, sempre con quel microchip di Amore, si verifica il miracolo impossibile agli uomini e cioè Dio dentro il nostro cuore, tutto Dio nella mia anima e nelle nostre anime; si realizza un prodigio divino: Dio dimora in noi e parla, ama, soffre, geme, gioisce, gioca… Lui e non noi e scompare pian piano il mio io, vecchio e litigioso, ribelle ed ostinato e nasce e rinasce in me il Noi di Dio, il Noi trinitario, del Padre Amante, del Figlio Amato e dello Spirito Amore; quel Noi che poi ci spinge a scomparire anche davanti agli altri e che ci fa piccoli e niente, ma che ci fa credere fino in fondo al Noi della Chiesa, al Noi della coppia e della famiglia cristiana, che ci fa sentire contenti e pieni non quando ha prevalso la mia idea in un consiglio, ma il noi, frutto di un dialogo e di una confronto fraterno, il noi di quando una comunità non si esprime attraverso singoli solisti, pure santi e superdotati, ma attraverso l’azione corale di un consiglio di persone, che cercano non di emergere l’una sull’altra, ma di fare spazio l’una all’altra, fraternamente e faticosamente; un po’ come ai concerti classici nelle belle serate d’estate delle nostre piazze non è il solista a piacere, ma la sinfonia perfetta di un insieme di strumenti, armoniosamente diretti da un maestro. Aiutaci, o Signore, a rimanere in pace al nostro posto e a spiegarci le nostre sofferenze nella Chiesa con la tua Parola, quando qualcuno non osserva le nostre parole, perché non osserva le Tue ed anche a riconoscere che oggi non possiamo più dare per scontato che ogni semplice battezzato, solo perché tale, ami Gesù: sappiamo benissimo che ogni amore va coltivato, espresso, curato, custodito, protetto, alimentato, nutrito… e ha bisogno, come il fiore, del mio tempo e di tutte le mie attenzioni, tenere e vigorose contemporaneamente: non si ama Gesù per procura né da lontano né in una foto del passato, o “a modo mio” e con i miei capricci. “Se uno mi ama”… mi sembra anche la strada stretta che ci conduce ad un’autostrada a scorrimento veloce: è vero che la strada è faticosa, ma, una volta arrivati, possiamo “sfrecciare” al soffio dello Spirito, e raggiungere il Paradiso, dimora Eterna di Dio e di tutti i suoi amanti.

don Luigi, servitore vostro

26 maggio 2019, gregorio-de-stefano