PIÙ PONTI CHE ISOLE !

Carissimi fedeli,

certamente conosciamo l’identità geografica di un isola, così come la mentalità e la cultura particolare che si formano vivendo su una di esse; sappiamo che le tantissime isole dell’Indonesia sono meravigliose per la flora abbondante e la fauna variegata: di esse si racconta che il buon Dio le abbia create quando, all’atto della creazione, volendosi liberare della creta che Gli era rimasta tra le mani, mosse con due colpi rapidi mani e dita, dando vita così, nella Sua viva fantasia, all’arcipelago indonesiano.

Carissimi e carissimi, lungi da me darvi una lezione di geografia, voi ne siete maestri e maestre, ma mi servo semplicemente di questa immagine per entrare nell’intimo della Parola di questa ventitreesima domenica del tempo ordinario; essa mi sembra che metta a nudo una cocente verità, che facciamo tantissima fatica ad ascoltare, uscita dalla bocca del Maestro: noi uomini credenti, che formiamo la Chiesa, non siamo tantissime isole, prive di ogni collegamento l’una con l’altra! Spontanea, allora, mi sorge la proposta: e se provassimo a investire in costruzioni, green si intende, gettando ponti di comunicazione tra tali isole? E se l’insegnamento della Parola odierna potessimo racchiuderlo nell’immagine dei ponti che permettono agli isolani di non sapersi e sentirsi soli, ma parte di una comunità più grande? E’ troppo, se con un po’ di fantasia vediamo Gesù come un grande Architetto, alla Renzo Piano per intenderci, mentre ci spiega saggiamente quali sono questi ponti e che nome possono assumere, di quale materiale debbano essere composti o quali abbellimenti possiamo porre su di essi?

Carissimi e carissime, mi riferisco semplicemente alle tante modalità di apertura e relazione che ogni singolo discepolo del Signore può “intrecciare” verso i fratelli e le sorelle della comunità: in primis scriverei che la qualità di vita che vale davanti a Dio è costituita dall’intensità delle sue relazioni: dimmi quali incontri vivi ed Io ti dirò chi sei! Poi punterei diritto “al cuore”, perché vedo Gesù che ci invita a prendere a cuore i fratelli e le sorelle di comunità, (udite, udite), anche con i loro difetti; sì, perché Gesù sa benissimo (chi meglio di Lui?) che noi uomini abbiamo dei limiti, ma ci suggerisce dolcemente: : chiama il fratello tra te e lui solo, abbiamo ascoltato, e poi con altri e infine con tutta la comunità. Carissimi e carissime, nel pensare e nello scrivere su queste questioni di grande profondità spirituale comunitaria sento tantissimo che Gesù ha toccato un nervo scoperto della vita di noi cristiani, pronti anche a pregare o a fare opere buone sul piano economico, ma troppe volte in crisi per come guardiamo e stimiamo i fratelli e le sorelle della comunità; sarebbe bello oggi porre alcune domande e aprire una piccola inchiesta; quale stima hai delle persone della tua comunità? Oppure, perché alcuni sono bravi saltatori di comunità, visto che viaggiano da una comunità ad un’altra, in una circostanza o in un’altra?

Concludo con “il finale” dei fuochi di artificio che questa estate ci stanno un po’ mancando: “sappi, ci parla Gesù, che non Mi troverai nel tuo stare da parte, comodo comodo, ma soltanto nella sinfonia di accordo che sarai stato capace di creare con i fratelli e le sorelle e quel vincolo è per Me così forte che Io vengo, Io vi ascolto, Io vi esaudisco!” Allora veramente più ponti che isole, e ponti pieni di luci e di fiori; i ponti danno valore alle isole! Non inganniamoci per favore, pensando di essere felici come isole e basta! Lazzari felici, sì, non isole felici, ha cantato il nostro Pino Daniele.

Don Luigi, servo di un isola con infiniti ponti

6 settembre 2020, gregorio-de-stefano