IL LOTTATORE PER LA LIBERTA’

Carissimi fedeli,

che prezzo ha la nostra libertà? Cosa fare per custodirla? Quale prezzo i nostri padri hanno pagato per donarcela? Ma possiamo dire che libertà è solo l’ambiente, come “l’aria” che respiriamo, all’esterno di noi oppure per noi cristiani vale la pena lottare perché non perdiamo anche la libertà dentro e cioè quella del cuore? Possiamo scrivere, senza voler anticipare le tappe Quaresimali, che Gesù ha dato la vita proprio per donare a noi, sue amate pecorelle, la libertà? Da chi e da cosa?

Carissimi e carissime, scusate se vi ho quasi incalzato con questa serie di interrogativi, ma ritengo che oggi, prima Domenica di Quaresima, è proprio importante centrare la nostra riflessione sul grande valore della libertà. C’è un popolo, il Suo amato popolo, che grida nell’angoscia della schiavitù dagli Egiziani e il suo grido squarcia il cielo e Dio interviene operando il prodigio della Pasqua, cioè del passaggio alla libertà; la preghiera liturgica della Santa Madre Chiesa allo stesso modo ripete che ancora oggi il popolo di Dio grida a Dio nel deserto del mondo, invocando e gemendo nella lotta continua delle seduzioni del maligno, perché gli sia lasciata la libertà, perché non sia violato ed ”imprigionato” il suo Cuore, che è l’amore, come ci ricorda Santa Teresina.

Allo stesso modo Gesù nel Vangelo mi sembra tanto un vero lottatore, come quelli che a volte abbiamo modo di ammirare alle Olimpiadi, muscolosi,  vigorosi, pronti a gettarsi con coraggio nella pedana della lotta, perché l’avversario è forte e l’agone comporta saper mettere in campo tutte le risorse fisiche, mentali o spirituali per noi, senza cedere il campo di un centimetro, perché anche di un solo piccolo errore l’avversario potrebbe approfittare, per metterti spalle a terra e proclamare vittoria: occhi, cuore, forze in allerta e vigili, perché la lotta è dura e con Gesù non ci fa paura! In realtà la libertà, per cui Gesù lotta per noi, con noi, dentro di noi e fatta propria da noi, è continuamente minacciata e non è mai conquistata per sempre, per nessuno; sul campo, che è tutto dell’anima, noi non possiamo mai riposare, perché ci possono essere continue ed inaspettate insorgenze di pericoli e siamo chiamati a non chiudere gli occhi e a lottare per non perdere la nostra, tanto preziosa, libertà dell’anima.

Trovo che è molto bello pensare che il nostro seguire Gesù è frutto di una lotta, quindi è una conquista, un desiderio profondo, intenso dell’anima, fino al grido, quasi fino alla soglia del consumare le nostre forze umane per Lui; “conquistando” Lui e l’amicizia d’Amore con Lui, conquistiamo e custodiamo la nostra vera libertà, da tutto ciò che la minaccia e cioè che cosa? Con il Vangelo rispondiamo: in primis dalla schiavitù di vivere solo per il pane di questo mondo, cioè di affogare e soffocare nella brama di un orizzonte di vita ristretto ed angusto, che non ci porta mai ad alzare lo sguardo verso il cielo, che, invece, solo dà respiro ampio alla nostra anima; ancora dall’umiliazione mortificante la dignità di persone e di figli di Dio di prostrarci in adorazione alle “vestigia demoniache” in questo mondo, offendendo innanzitutto noi stessi e quello che Dio ha fatto di noi ed in noi: tutto per una sete distorta e malata, che mai si placa, di potere, di comandare e di primeggiare, come prime donne eccentriche e corteggiate; ed infine dalla vanità e dall’illusione di costruirci un dio “a nostro uso e consumo”, che come un cagnolino portiamo a spasso dove noi vogliamo e a cui diamo cura, perché mai possa “darci fastidio” o perché mai possa “permettersi” di chiederci qualcosa di noioso alla nostra comodità o alla nostra volontà.

Insomma la libertà da custodire con disponibilità ad una lotta senza armi, ma tutta spirituale, è prima di tutto da un “io” ingigantito e fastidioso, che facilmente ci può portare a deviare dal solco dell’umiltà e della sequela fedele al Dio vero di Gesù Cristo: Egli, invece, nello stesso tempo mortifica l’io capriccioso, mentre esalta nella crescita ginnasiale dello spirito l’io profondo, che ha l’impronta del Santo o della Santa, che si nasconde dentro ognuno di noi e che solo con questo tipo di lotta può uscir fuori, vivere e guidare la nostra vita e le nostre scelte. Ci domandiamo con onestà: siamo disponibili a lottare sempre e a concepire la vita cristiana con la chiave di lettura di questo tipo di lotta e non quello della frenesia del mondo, che invece ci dice di lottare per correre solo? Siamo preparati con gli unguenti e gli allenamenti spirituali necessari, per sperare di poter conseguire la vittoria continua per una lotta continua?

don Luigi, servitore vostro

9 marzo 2019, gregorio-de-stefano