IO CREDO IN (D)IO

Carissimi e carissime,

viviamo questi giorni particolari, di prudenza nei comportamenti e negli incontri, a causa del pericolo dell’epidemia. Abbiamo dovuto annullare anche il nostro convegno catechistico, in linea con le disposizioni ministeriali e con le indicazioni della nota dei nostri vescovi della Campania del 5 marzo 2020. Certamente sono momenti straordinari che possono spingerci a compiere alcune riflessioni. Io sono sicuro che voi siete disponibili a farlo.

Innanzitutto vi invito paternamente a rifiutare ogni visione apocalittica e catastrofica: sgombriamo il campo da equivoci fuorvianti; il Signore non ci sta punendo, né qualcuno può azzardarsi a dire che il contagio è il segnale della fine del mondo. Non cadiamo in questi tranelli per favore!
Conduciamo, invece, un’analisi serena e pacata che ci deve spingere a considerare, come sempre d’altronde, che il Signore ci parla anche attraverso le vicende della storia. Alla luce di questa consapevolezza di fede, semplicemente ci chiediamo cosa il Signore ci stia dicendo attraverso questa fase della nostra vita: sarei tanto contento se almeno ci poniamo in un grande atteggiamento di ascolto, ritenendo, con motivazione profonda che il Buon Dio parla continuamente ai suoi figli e alle sue figlie. Ascolta, nuovo popolo di Israele!

Vi voglio accompagnare nella riflessione con un piccolo ma significativo racconto: un sacerdote anziano pregava con un breviario ormai consumato per gli anni e nella paginetta del salmo 62, in genere della domenica, si era cancellata la lettera d, per cui pregava: “o (D)io, tu sei il mio Dio”. Mi domando nel profondo: è, forse, la preghiera laicista dell’uomo nostro contemporaneo? Che ne dite? Io, umilmente, ho pensato: mi sorprende che un intero sistema, che sembrava inattaccabile e inoppugnabile, stia registrando, suo malgrado, un solenne ko, a seguito della potenza non di un essere gigantesco, venuto a d invaderci, ma solo di una creatura invisibile agli occhi, quale è il virus: a terra è Golia, il re è nudo, il superuomo è ko, quello super che prega il suo io e sta arrivando a ritenere che può far a meno anche di Dio, (udite! Udite!) perché “lui è”, non più Dio; gli basta la fiducia in sé stesso e forse sta ricevendo una durissima lezione, uno schiaffo potente e spero salutare. Insomma, io credo in Dio o in io, come pregava quell’anziano sacerdote? Questa è la grande sfida, a mio modesto parere! DANGER DANGER DANGER: FIDUCIA IN (D)IO FREGANTE!

Inoltre, sappiamo che il virus ce lo trasmettiamo vicendevolmente, per contatto, via aria; allora mi e vi chiedo: non è vero che ognuno è un’isola? O un mondo a sé stante, a cui degli altri importa poco o niente? Allora l’individualismo, a cui abbiamo creduto stoltamente, si sta rivelando la più grande bugia? E se è una grandissima bugia, allora la verità è la comunità? E quindi vale ancora trasmetterci il bene ed esempi positivi l’un l’altro, in comunità? Usciremo da questa Quaresima forzata, con “la fame e la sete” di comunità? Stimeremo molto di più di adesso i fratelli e le sorelle di comunità? E se alla fine la nostra vera ricchezza sono gli altri? Avverto anche, epidemicamente, quasi di essere preso in giro, forse da nostro Signore, che sa: “tu, uomo, stai imparando a prendere le distanze dagli uomini, vero, tutti cattivi, eh: e adesso ti faccio vedere Io, quanto veramente vale l’altro!”

Il mio appello: salutiamoci almeno cosi, con un bell’inchino verso il Dio Trinità che è in ognuno di noi, nella stima e nella sofferenza di non “mescolarci, abbracciarci e prenderci in braccio” (papa Francesco, E.G. 87), che è anticipo di Paradiso, secondo me.

Infine: possiamo cogliere l’occasione di Grazia di questi giorni, per tanti giovani un po’ vuoti, per pregare e interrogarci, a casa o in chiesa, su queste o altre domande di vita? I nostri vescovi della Campania, do voce direttamente alla nota sopracitata, ci invitano paternamente.” Desideriamo intanto sottolineare che questo momento è occasione per intensificare la preghiera personale e le forme di preghiera comune, in piccoli gruppi, quali l’adorazione eucaristica prolungata e il santo rosario”. Che dite, è un appello valido? La famiglia, ogni famiglia cristiana, può essere intesa come un piccolo gruppo?
Avremo sprecato o colto questa occasione per crescere insieme?

Sac. Luigi Avitabile

8 marzo 2020, gregorio-de-stefano