UNO SPECIALE MELOGRANO

Carissimi fedeli,

in questi giorni particolari di pandemia che stiamo ancora vivendo, dovendo badare un po’ di più anche alla mia povera persona, sempre quando sono andato a fare la spesa ho comprato dei bei melograni, ricchi di sapore squisito e di sostanze nutritive e benefiche; a volte mentre lo apro con molta delicatezza, prudenza e sapienza trovo tanta gioia nel farlo mentre, con l’aiuto di qualche testo ascoltato, prego, perché veramente quando lo apri ti accorgi in prima persona, di quanta ricchezza e Grazia Dio Padre ha abbellito questo frutto: dentro di esso ti trovi davanti a tante piccole stanzette, piene fino al colmo, alla pienezza appunto, di tanti grani rossi, tutti buoni, tutti custoditi per te, di grande ausilio all’uomo; in esso non c’è spazio per niente altro, sì, tutti gli spazi sono occupati, non c’è posto per niente più e quei veli che formano come tante cellette monastiche proteggono quasi maternamente i chicchi di grano fruttuosi: che meraviglia del creato!

Carissimi e carissime, non abbiate paura: se il campionato di calcio è ancora in pausa ora non voglio diventare venditore di frutta! Voglio soltanto, come spero abbiate capito, scrivervi della Parola, a partire da questa immagine, che in questa Domenica dell’Ascensione mi sembra molto bene ci rimanda alla Parola ascoltata; soprattutto il riferimento per me è alla Chiesa, che San Paolo nella seconda lettura, senza esitazioni e con molta parresia, definisce “la pienezza di Colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”. L’Apostolo delle genti non esita a inserire nella sua definizione due termini che dicono totalità, compimento, finitudine di adempimento; e quindi anche a voi non farebbe pensare, almeno un poco, al melograno? Tutto pieno, non manca nulla, non c’è spazio per niente altro, tutto ben fatto, tutto al suo posto. Eh carissimi e carissime, ce ne vuole per avere questo sguardo di pienezza verso la Chiesa! Da bambini ci dicevano i grandi: ne devi mangiare forni d pane! Della Chiesa siamo sempre così bravi a coglierne i difetti, ad individuare ciò che manca, ciò che costituisce problema, quello che ci sembra costituisca ostacolo a volte addirittura insormontabile. Come fare allora per vederla così don Luigi? Io scriverei che restando vero pienamente l’elemento umano, d’altronde mescolato in pienezza con quello divino nell’essenza stessa della Chiesa, faremmo bene ad avvicinarci ad essa dal piano superiore, cioè dal piano della fede, vedendola di più come la vede Dio Padre che insieme al Figlio suo l’ha voluta, desiderata e costituita.

Noi invece molto spesso la guardiamo come vediamo il melograno dal fruttivendolo: dall’esterno cioè, che poi non è che molto bello! Non sembra affatto un frutto attraente! Bisogna avere il coraggio di rischiare e di aprirlo con tanta pazienza e preghiera! Così è la Chiesa: dentro c’è la pienezza! La pienezza di Dio e Dio in pienezza: la sua Grazia, il suo Spirito, la sua Parola, i Sacramenti, la salvezza, il Suo Amore misericordioso; ancora, le piaghe di Gesù che attestano questo amore e poi la fraternità di Dio ed in Dio, la pace vera, la possibilità di essere rialzati ed anche i peccati, i miei peccati, i miei limiti, le mie contro-testimonianze; sì, poi ancora i peccati dei miei fratelli e delle mie sorelle che noi proviamo a vedere, senza giudicare, sempre dal foro delle piaghe di Gesù, che tutto perdona e tutti ama. Molto spesso mi sembra invece che noi siamo bloccati dai nostri pregiudizi e schiavi delle nostre precomprensioni, limitandoci perciò a vedere solo la scorza, l’involucro esterno; infatti quelle bestie lì, che ho appena citato, non ci fanno muovere, sì, ci impediscono i movimenti dello spirito e ci tolgono la buona volontà di togliere la buccia e di raccogliere la bontà dei grani della Grazia, che nella Santa Madre Chiesa sono gelosamente custoditi.

E poi ancora don Luigi? Allora io scrivo andiamo al di là di quello che vediamo, c è in ognuno di noi, battezzato e consacrato, molto di più di ciò che si vede, di quello che appare e non facciamo una cosa sbagliata, a mio parere se, convinti pienamente di questa verità che oggi ci verrà proclamata, usiamo di più tra noi noi il verbo della poesia, il verbo onorare; non solo ci rispettiamo e ci vogliamo bene nella Santa Chiesa cioè , ma ci onoriamo, in quanto dentro quella sorella o quel fratello io vedo Gesù, che con il suo Spirito oggi mi sta ancora amando; in questi giorni nei quali non possiamo salutarci con una stretta di mano, ho cercato di inchinarmi davanti alle persone che ho incontrato: per sempre, carissimi e carissime, tale può essere un modio di abitare la Chiesa e di stare insieme fra di noi, inchinandoci davanti al Dio nel fratello e nella sorella; e quale gel sanificante occorre don Luigi, per vivere tutto questo, mi direste voi? Solo la fede, la fede vera e schietta, che ci porta ad incontrarci con il coraggio e la sapienza di andare al di là, al di là del fratello e della sorella nella Chiesa c’è Gesù vivo, presente, amico, Signore che mi sta parlando; e lo fa in pienezza, proprio come un tempo. Ed io perciò non me ne esco scontento o saziato a metà o a bocca asciutta o peggio ancora con il dubbio di essere stato preso in giro e condotto solo da una mia idea fissa; come testimone esco e vado verso il mondo ad anima piena!

Don Luigi, servo saziato pienamente dal melograno

24 maggio 2020, gregorio-de-stefano